giovedì 2 aprile 2020

Step #02:storia del make up e della pulizia del corpo nell'antica Roma

Nei post precedenti abbiamo constatato come il verbo "pulire" derivi dalla lingua latina e come in origine il suo significato fosse maggiormente vicino al concetto di levigare,lisciare,rendere luminoso.
In particolare nell'antica Roma, dove la lingua madre era proprio il latino, questo verbo era associato principalmente a due contesti tra loro differenti: alla cura del corpo e della pelle in primis e alla metallurgia, ed è proprio sul primo dei due che verterà la nostra storia.
infatti i servizi igienici dell'antica Roma sono sempre stati considerati un esempio di pulizia e simboli di una civiltà moderna, avente particolarmente a cuore le esigenze dei cittadini.Non si parla solo di bisogni pratici, ma anche di piaceri: i vespasiani, i bagni pubblici, gli acquedotti e le terme su tutti. Portatore di questa cultura della cura del corpo in epoca romana è sempre stato soprattutto il sesso femminile, la storia è ricca di testimonianze di donne bellissime e seducenti capaci di attirare uomini di potere grazie ai loro segreti di bellezza; Cleopatra, Messalina, Poppea sono solo alcune di queste donne famose. Scopriamo allora anche noi qualche segreto di bellezza che le fonti ci hanno tramandato!
Quali erano i trucchi per un aspetto fresco e solare sin dalle prime ore del mattino? Facendo viaggiare un po' la fantasia e riferendoci alle fonti a nostra disposizione possiamo immaginare come nell’antica Roma le donne aristocratiche avessero un vero e proprio team di truccatrici e parrucchiere a loro disposizione con l'obiettivo di prepararle ad affrontare la giornata: dall’abbigliamento, alla pulizia del viso, al trucco  fino all’acconciatura, il tutto seguendo, perché no, la moda del momento, proprio come le moderne madame.Caratteristiche dell'epoca erano infatti creme, maschere di bellezza,pratiche depilatorie, cura dell'acconciatura e make-up.Come potete intuire però al tempo non vi erano le conoscenze e le tecnologie attuali,ed è curioso come talvolta ricorressero ad espedienti che non sempre il mondo maschile apprezzava,come testimoniano ad esempio queste righe estratte dall'Ars Amatoria di Ovidio:“Ma che l’amante non vi colga mai con i vasetti delle vostre creme. L’arte che vi fa belle sia segreta. Chi non vi schiferebbe nel vedervi la faccia cosparsa per tutto il viso, quando vi scorre e sgocciola pesante tra i due tiepidi seni? E che fetore l’esipo emana, rozza spremitura del vello immondo di un caprone, fetido anche se viene da Atene! E non vi approvo quando v’applicate in pubblico misture di midollo di cerva o vi fregate davanti a tutti i denti. Queste cure fanno belle, ma son brutte a vedersi. Spesso ciò che ci piace, piace quando è fatto, mentre si fa dispiace.” (Ovidio, Ars amatoria, 209-218).
Andiamo quindi a scoprire quali erano questi curiosi espedienti, immaginando anche qualche ipotetico dialogo tra partner.

LA CURA DELLA PELLE
Secondo quanto riportato in alcuni testi di Plinio il Vecchio giunti fino ai giorni nostri Poppea, la moglie di Nerone, era solita ammorbidire e levigare la pelle concedendosi quotidianamente un particolare e dispendioso bagno immersa nel latte di cinquecento asine che faceva portare ovunque lei andasse, una sorta di moderna crema idratante. Terminato il bagno, in aggiunta, per rendere ancora più elastica la pelle, le donne ricorrevano a pregiati unguenti orientali per rendere il corpo luminoso e soprattutto profumato,cercando di coprire l'odore di capra.“Che d’olezzo acre di capro non putisca mai la vostra ascella” ammonisce Ovidio nella sua Ars Amatoria.Non tutte potevano però permettersi un bagno privato in casa, ma la società dell'antica Roma rispondeva anche alle esigenze delle donne meno abbienti mettendo a disposizione bagni pubblici e terme dotate di ogni comfort.
Ma non finisce qui! Possiamo immaginare come espressioni quali “Che d’ispidi peli pungenti non sia mai la vostra gamba”! fossero all'ordine del giorno da parte degli esigenti mariti dell'epoca.Ebbene si, parliamo di ceretta e i gusti dei Romani,anche qui, sembrano sorprendentemente moderni. Alcune fonti ci suggeriscono come ascelle e gambe venissero depilate tramite della cera d’api riscaldata oppure con una crema depilatoria a base di pece greca disciolta in olio con resine e sostanze caustiche; per le più coraggiose invece c’erano le pinzette, ma non c'è sicuramente bisogno di spiegare quanto dovesse essere doloroso...

IL MAKE-UP!
Leggendo quanta attenzione le signore romane impiegassero nella cura della propria pelle non ci sorprenderà scoprire come anche il make-up avesse la sua importanza.Sempre Ovidio infatti raccomandava di preparare la pelle con delle maschere di bellezza: diverse erano le ricette consigliate per ottenere intrugli, paragonabili agli odierni scrub, che schiarissero la pelle liberandola dalle imperfezioni e dalle rughe.In particolare di fondamentale importanza era proprio l'azione schiarente ottenuta applicando al viso una lozione di miele e biacca in quanto l'abbronzatura,soprattutto per le donne aristocratiche, non era ben vista perché caratteristica della classe operaia contadina che passava le giornate a lavorare sotto il sole per guadagnarsi da vivere.Ma il make up non finiva qui,sovente infatti si ricorreva anche a un po' di "blush",simile ai moderni fard,sugli zigomi con un tocco di ematite per far risultare il viso più vivo poiché il troppo pallore era antiestetico.

Come conclusione del mio racconto ho pensato di proporvi come testimonianza l'immagine di un quadro molto esplicativo rappresentante proprio una toeletta mattutina di una nobile signore dell'antica Roma:

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