venerdì 17 aprile 2020

Step #07: il verbo pulire all'interno della poetica

L'accostamento di una parola rappresentante un'azione apparentemente così dozzinale,portatrice di alcun particolare valore,come pulire, con un termine,poesia,al contrario carico di nobiltà potrebbe stridere ai più.Come in equal misura potrebbe portare allo stesso effetto accostare due termini come quotidianità ed eroismo.Io sono dell'idea invece che riuscire a portare a termine gli impegni quotidiani senza arrendersi allo stillicidio della ripetizione richieda la stessa forza richiesta al soldato in trincea per salvarsi la vita, per rimanere svegli e mantenere alta la guardia. Semplicemente si tratta di affrontare due battaglie diverse. E così come la quotidianità merita di poter essere accostata al termine eroismo, anche un'azione come quella del pulire, che vede nella quotidianità una delle sue prime caratteristiche, merita a parer mio di poter far parte di un testo poetico. 
E a giudicare dalle poesie che sto per presentarvi direi di non essere l'unico a pensarla in questo modo...Buona lettura!

La prima poesia si intitola
"lo spazzino" ed è stata scritta dal poeta italiano Gianni Rodari, unico vincitore italiano del prestigioso Premio Hans Christian Andersen nel 1970.Essa non contiene esplicitamente il verbo pulire all'interno dei suoi versi, ma la centralità dell'azione tecnica al suo interno appare evidente. 


lo sono quello che scopa e spazza
con lo scopino e con la ramazza:
carta straccia, vecchie latte,
bucce secche, giornali, ciabatte,
mozziconi di sigaretta,
tutto finisce nella carretta.
Scopo scopo tutto l’anno,
quando son vecchio sapete che fanno?
Senza scopa, che è, che non è,
scopano via pure me.


La seconda poesia che sto per presentarvi è stata scritta dal poeta Giovanni Battista Marini e si intitola "vento d'autunno".Tratta il tema dell'arrivo dell'autunno visto, anche in questo caso, dal punto di vista di uno spazzino.


Oh, ma che fretta, signor spazzino,
con quella scopa sembri un mulino!
Tutte le strade devo pulire,
perchè la neve possa venire”.
Col cappuccio bianco e pulito
non vuole macchie sul suo vestito.
Povere foglie! Dopo il lavoro
ad una ad una, vanno anche loro
ma sulla terra sfiorita e nera
preparan già la primavera!



L'ultima poesia del post si intitola "la donna vuota" ed è stata realizzata da Gwendolyn Elizabeth Brooks , la prima afroamericana a vincere il Premio Pulitzer per la poesia. In questa l'azione del pulire non è centrale come lo era nelle prime due, ma è interessante osservare l'utilizzo del verbo anche in una poesia in lingua inglese, per questo a seguire al testo in italiano vi sarà anche il testo in lingua originale.


La donna vuota offriva giocattoli!
In casa le sue sorelle
Avevano bambini e bambine.
La donna vuota indossava cappelli.
Con piume. Pettini imperlati
In chiome ondulate. Corteggiava gatti
E piccioni. Faceva la spesa.
Con diligenza acquistava balocchi per
Nipotini e nipotine. E caramelle,
Preparava il popcorn e odiava le sorelle, non
Avevano né piume né permanenti ma sapevano
Guarire il vaiolo, pulire nasi, svuotare vesciche
Sapevano ignorare ogni giorno le pettegole
E quei ragazzi soldati, e tutto il giorno
Dicevano “Dio mio!” – stanche di permanenti
E di gambe grosse e di muscoli esposti e di
Sacchi da scuola anneriti e di babushke e di
Calze bucate, e di parrucche splendenti e boriose.


In lingua originale:


The Empty Woman
The empty woman took toys!

In her sisters’ homes

Were little girls and boys.
The empty woman had hats
To show. With feathers. Wore combs
In polished waves. Wooed cats
And pigeons. Shopped.
Shopped hard for nephew-toys,
Niece-toys. Made taffy. Popped
Popcorn and hated her sisters,
Featherless and waveless but able to
Mend measles, nag noses, blast blisters
And all day waste wordful girls
And war-boys, and all day
Say “Oh God!” – and tire among curls
And plump legs and proud muscle
And blackened school-bags, babushkas, torn socks,
And bouffants that bustle, and rustle.



Per facilitare e velocizzare la comprensione del post mi sono permesso di evidenziare, in tutte le poesie, l'uso del verbo pulire o dei termini da esso derivanti. 


Riferimenti bibliografici:

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